Museo Altilia Parrere Portali Scalpellini

Il MAPPS è il museo del territorio di Altilia, dedicato alla valorizzazione delle testimonianze storiche, artistiche e socio-culturali della comunità.
Aderisce alla rete museale del GAL Terre Brettie, promuovendo la collaborazione tra i musei del territorio e la conoscenza condivisa del patrimonio locale. Il progetto propone un modello innovativo di divulgazione culturale, che unisce scuola e territorio, rendendo il museo un luogo di educazione, tutela e identità collettiva.

“L’obiettivo è trasformare Altilia in un Paese-Museo, espressione viva dell’arte degli scalpellini, radice e simbolo della sua storia”.

Il MAPPS si articola in tre aree:

AREA NATURALISTICA

Valorizza il Parco delle Parrere, luogo di estrazione della pietra degli scalpellini, immerso in un ambiente incontaminato.

AREA URBANISTICA

Propone un percorso nel centro storico tra portali e opere in pietra, con installazioni contemporanee per la riqualificazione urbana.

AREA STORICO-SCIENTIFICA

Raccoglie manufatti, strumenti, immagini, suoni e video che raccontano la vita e l’arte degli scalpellini di Altilia.

La Scuola di Altilia: l’arte degli Scalpellini calabresi

Dopo la caduta dell’Impero Romano, le maestranze calabresi riemergono nel VII secolo con l’arte muraria bizantina e basiliano-normanna. Nel Cosentino, gli scalpellini di Altilia e Mendicino si distinguono dal XIII al XIX secolo per la maestria nella lavorazione della pietra, sviluppando una tradizione legata ai materiali locali e adatta al territorio sismico. Il periodo di massimo splendore si colloca tra il 1500 e il 1638, con influenze cistercensi e innovazioni originali.

Dopo il terremoto del 1638, le cave di Altilia diventano un polo artistico condiviso con maestranze esterne, favorendo lo scambio di tecniche. La Scuola sviluppa tre tipologie di portale: a incorniciatura cistercense, con arco cigliato e ad ordine con serraglia araldica.

Gli scalpellini realizzano anche balconi, finestre, scale, caminetti ed elementi funzionali come macine e vasche, lasciando un’impronta profonda nell’architettura calabrese fino alla fine dell’Ottocento.

Le cave delle “Parrere” di Altilia

Le “Parrere” sono un’area sul colle Pecale dove si trovavano undici cave di pietra, oggi in gran parte in disuso. Le cave conservano incisioni con nomi e date, la più antica del 1316. Il lavoro era diviso tra trincari che estraevano i blocchi, capimastri che rifinivano e decoravano, e mulattieri che trasportavano il materiale.

L’estrazione avveniva inizialmente con cunei di legno che gonfiandosi con l’acqua provocavano il distacco della pietra, poi si passò agli esplosivi. La lavorazione prevedeva la sbozzatura del blocco grezzo con subbia, scalpello e ascia, seguita dalla finitura con gradina e martellina, fino alla decorazione finale con scalpelli fini. Oggi si usano fili diamantati e seghe a disco.

Il trasporto tradizionale avveniva per caduta libera lungo i pendii, con slitte di legno guidate da funi o carri a trazione animale. Per la messa in opera si usavano macchine come la capra, con travi e paranco azionati manualmente, sollevando i conci con corde e tenaglie.

“Nella pietra scolpita dagli Scalpellini vive la memoria di un popolo: ogni colpo di scalpello è un gesto di cultura, ogni forma un’eco di antiche tradizioni”.

“Non è solo un museo. È un viaggio nel tempo attraverso pietra, arte e memoria. Prenota ora la tua visita guidata e lasciati sorprendere dalle mani che hanno scolpito la storia di Altilia”.